9 oct 2012

Nati ieri. Daniele Raineri è bravo ed è sempre nelle zone di guerra. Uno dei pochi che scrivono ancora di quello che vedono e non di quello che leggono da qualche altra parte. Però fa un po' cadere le braccia quando dice che "è tempo di cominciare a distinguere" i terroristi dagli attivisti. Io non sono così vecchio ma ricordo che la battaglia terminologica in questione risale almeno a 9 anni fa, ai tempi della guerra in Iraq. Fu allora che certa stampa, la maggioritaria, cominciò a chiamare resistenti e attivisti perfino i membri di Al Qaeda che facevano saltare in aria gli iracheni al mercato con una frequenza quasi quotidiana. Era allora che bisognava cominciare a distinguere, e qualcuno di noi ci ha fatto più di una battaglia dai suoi blog. Il problema del giornalismo attuale è che non ha memoria e non contestualizza. Ogni giorno è un giorno nuovo, si ricomincia sempre daccapo. Così è più facile sembrare originali, senza dover sempre ricordarsi delle spalle dei giganti (nani a loro volta) su cui si è appoggiati. Quelli del Foglio e gli ex di turno, poi, sono specialisti in questa sorta di perenne giovinezza argomentativa. Basta leggere i tweets di Bellasio, di un'ingenuità disarmante per uno che per qualche ragione sta dove sta.

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